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ARTE VISIVA

Annabella Cuomo. Costruire l'identità
Memoria personale, memoria storica e collettiva, rapporto tra memoria e identità: la ricerca di Annabella Cuomo, giovane artista visiva, focalizza, interseca ed evolve questi filoni tematici, attraverso l'impiego congiunto di grafica, pittura e fotografia.




ROMA - Una ricerca grafico-pittorica iniziale seguita da quella fotografica, che nel tempo giunge a rielaborare immagini del vissuto personale e familiare attraverso l'oscuramento e la cancellazione manuale di particolari o la sovrapposizione analogica di scatti fotografici. Ogni opera riscrive così una storia, in cui passato e presente convivono e si innestano in un nuovo spazio/tempo: quello della percezione di chi osserva. Sono gli strumenti espressivi di Annabella Cuomo, giovane artista nata in provincia di Brindisi e romana di adozione.

Il tuo primo progetto personale si intitolava La biologia non è il destino (Galleria 291Est, Roma 2010). Perché questo titolo, in cosa consiste il progetto, da dove sei partita e cosa ti interessava indagare?
AC:
Il titolo della mostra La biologia non è il destino è una citazione di Simone de Beauvoir, scrittrice e filosofa francese che si impegnò a scardinare gli stereotipi sessuali del '900, sostenendo la causa della libertà contro quella dell'esclusiva necessità naturale dell'essere umano. Il progetto è costituito da 15 tavole tamburate disegnate a matita, nelle quali sono raffigurati organi sessuali femminili in maniera cruda e quasi scientifica; lo spazio che li circonda è bianco e privo di qualsiasi riferimento. Per quanto riguarda l'interesse verso il tema dell'identità femminile, nasce dagli studi compiuti per la tesi di laurea in cui ho analizzato il lavoro di Carol Rama e Claude Cauhn, all'interno del più vasto pensiero femminista del 900'.

Poi una lunga residenza artistica al Kunst and Complex di Rotterdam (Olanda 2011/12) segna una tappa importante per la tua evoluzione creativa e personale. Che cosa coltivi e che cosa scopri in quel periodo? Quali progetti artistici sono nati da lì?
AC:
Durante la residenza in Olanda ho lavorato moltissimo sulla carta, con pitture, pennarelli acrilici e ho sperimentato in maniera approfondita la costruzione di immagini attraverso l'uso del collage. Da quel periodo è nata Guerra agli Dei, una serie di lavori grafici in bianco e nero, sul rapporto tra comunicazione di massa e memoria collettiva, poi divenuta una mostra presentata nel 2012 a Roma. Sempre a Rotterdam, ho realizzato il progetto fotografico Se non l'hai mai visto non vuol dire che non lo vedrai, presentato nello stesso anno al Palazzo Ducale di Genova, in cui metto in atto una sorta di tour virtuale dei miei affetti nella città olandese.

Opere come la serie C'è un posto dietro l'angolo dove vivono (2013) provocano riflessioni profonde sugli affetti, il ricordo, il passato che ritorna, aprendo territori ambigui e forse inquietanti nell'inconscio di chi osserva. Come sei giunta a questa fase della tua ricerca? Che tecnica hai impiegato e cosa rappresenta per te questo filone tematico?
AC:
Il progetto di cui parli è nato nel 2013 e credo possa considerarsi come la conclusione degli studi iniziati in Olanda, riguardo la valenza del mezzo fotografico come testimone dell'assenza più che della realtà. Tornata in Puglia, nell'estate 2012 ho iniziato ad archiviare tutte le foto della mia famiglia e, quasi istintivamente, apportandovi degli interventi grafici con la matita, ho maturando la volontà di esorcizzare l'oblio della memoria, contestando come le peculiarità documentaristiche della fotografia vengano invalidate dalla potenza del tempo. In sintesi C'è un posto dietro l'angolo dove vivono analizza il concetto di doppia morte, che l'essere umano affronta una prima volta con il perire fisico e successivamente quando di esso si perdono le tracce del passaggio in questo mondo.

Poi penso alle serie Vieni a guardare le onde (2014) o Se non l'hai mai visto non vuol dire che non lo vedrai (2012) e dalla visione di queste sovrapposizioni fotografiche la percezione si sposta alle distanze, affettive e geografiche, al tempo che scorre, alla memoria individuale che si rinnova nel presente di chi osserva. Come sei giunta a questa fase della tua ricerca? Che cosa accade quando i confini tra le cose sfumano?
AC:
Quando penso al mio lavoro, per quanto variegato nei mezzi, mi sembra tutto sommato coerente nelle tematiche analizzate e credo di essere giunta in modo naturale alla realizzazione degli ultimi progetti. Nei primi lavori affronto la costruzione dell'identità attraverso la memoria personale, poi tramite quella storico/collettiva e nei lavori più recenti pongo l'accento maggiormente sull'aspetto filosofico del rapporto tra memoria e identità. Per quanto riguarda i confini, pur sfumando, nei miei lavori sono sempre presenti e palesi, così come è evidente la messa in scena che attuo per poter connettere realtà diverse e distanti. Lo scopo per me, non è quello ingannare lo spettatore, l'importante è che quest'ultimo comprenda la scollatura tra i differenti mondi e la forzatura adoperata per creare una comunicazione di essi.

A cosa stai lavorando oggi? Che cosa ti interessa?
AC:
Ora sono in pausa, dopo aver presentato Vieni a guardare le onde alla rassegna di arti visive Light on the Storm al CRAC di Lamezia Terme, anche se ho già ricominciato a disegnare senza una vera e propria progettualità. Ho da poco scoperto di lavorare in maniera ciclica e di seguire sempre una sorta di schema: dopo aver dipinto per mesi, mi manca l'immediatezza del digitale e inizio ad avere idee per nuovi progetti fotografici. Poi lavoro un paio di settimane al pc e avverto la necessità di utilizzare la grafite e riacquistare una sorta di manualità. Infine di nuovo pittura. Secondo questo ciclo, ora è giunto il momento delle matite, magari su tavola. Il mio interesse è assai variegato e se vogliamo randomico, ma pur sempre riconducibile alle tematiche a me care.

Confini, culture e diversità. Che cosa rappresentano questi concetti per Annabella come artista e come individuo? A tuo avviso, che cosa rende la società contemporanea tanto fragile da respingerli?
AC:
Ho affrontato l'analisi di questi temi nell'ultimo lavoro BigOneGame, presentato ad ottobre presso la Galleria 291est di Roma, in cui pittoricamente racconto la caccia dell'uomo contro se stesso, mediante l'utilizzo di foto ritrovate nel web, in cui emerge tutto l'egocentrismo dell'uomo contemporaneo e la sua reale solitudine. Credo che alla base del malessere e della chiusura odierna ci sia una profonda crisi identitaria, sia personale che sociale, e ti rispondo citando Bauman secondo cui se nel secolo scorso vigevano ordine e regolamentazione sociale a discapito della libertà individuale, il nostro secolo, estensione di un Novecento tragico, brulica di piacere e di utopica libertà. Nell'estenuante ricerca della felicità, che genera al suo opposto ansia ed insicurezza, ci troviamo a vivere giorni difficili e assistiamo alla costruzione di nuovi vergognosi muri. Spero che in un futuro non troppo lontano, confini, culture e diversità siano considerate solo come possibilità di apertura, conoscenza, arricchimento spirituale e non economico.

Grazie, Annabella.

Annabella Cuomo è nata a San Pietro Vernotico (BR) nel 1985. Laureata all'Accademia di Belle Arti di Roma in Pittura e Arti Visive, si è specializzata in fotogiornalismo all'ISFCI di Roma. Nel 2011 partecipa al programma internazionale per residenze d'artista presso la fondazione Kunst e Complex di Rotterdam, dove rimane un anno ad approfondire la propria ricerca grafica e pittorica. Nel 2014 entra a far parte della collezione Imago Mundi di Luciano Benetton. Ha all'attivo numerose collettive in Italia e all'estero, tra cui Praestigium Contemporary Artists from Italy (Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino 2015). Tra le mostre personali, BigOneGame (Galleria 291est, Roma 2015/16), Entre Nous Annabella Cuomo/ Marta Roberti (Muga Multimedia Gallery, Roma 2014), Spaventevole (Spazio Meme, Carpi 2014), C'è un posto dietro l'angolo dove vivono (Galleria 291est, Roma 2013), Guerra agli Dei ( Galleria 291est, Roma 2012), La Biologia non è il destino (Galleria 291est, Roma 2010).
Vive e lavora a Roma.

www.annabellacuomo.com


Sopra nell'ordine, opere "BigOneGame" (serie 2016), "Guerra agli dei" (serie 2012), "C'è un posto dietro l'angolo dove vivono" (serie 2013), "Se non l'hai mai visto non vuol dire che non lo vedrai" (serie 2012), "Vieni a guardare le onde" (serie 2014) dell'artista Annabella Cuomo.


Daniela Bestetti
(23 febbraio 2017)



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