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MUSICA

Eleviole?
Canzoni non canzoni, filastrocche per adulti, contaminazioni sonore, il limpido suono dell'ukulele e una voce cristallina. Sono solo alcuni degli originali ingredienti che Eleonora Tosca ha saputo mettere insieme nel suo nuovo progetto musicale Eleviole? Qui le parole s'intrecciano come in un gioco e diventano sguardo, vagamente naif, per raccontare un mondo in cui urge ricercare una fanciullezza perduta. Per dare un senso alle cose, per chiamare le emozioni con il loro giusto nome. Per ritrovare la nostra parte più pura, sincera e intima.

SESTO SAN GIOVANNI - R iuscire a preservare nel tempo la freschezza, la genuinità, la spontaneità nel suonare e cantare le proprie canzoni è un auspicio, e contemporaneamente, una delle domande più impegnative che potremmo porre ad alcuni musicisti, quasi che nell'incontro con il loro pubblico possano continuare a conservare, loro per primi, lo stupore e la sorpresa di fronte al mondo e ai suoi accadimenti. Eleonora Tosca, voce del gruppo milanese Ariadineve (band che esordisce nel 2008 con il singolo "D'estate" conquistandosi subito l'amore del pubblico), forte delle esperienze maturate negli anni grazie a collaborazioni importanti (Paolo Benvegnù, Mauro Ermanno Giovanardi, Lele Battista, lo scrittore Michele Monina, per citarne alcune), è riuscita a mantenere la promessa di non smettere mai di cercare dentro di sé le ispirazioni musicali, lasciandosi contagiare dalle forti emozioni che la vita le presenta ogni giorno. La scelta solistica, che prende forma e corpo oggi nel progetto musicale Eleviole?, nasce sì dalle significative esperienze musicali precedenti, ma anche e soprattutto dalle strade che nel tempo Eleonora ha percorso e attraversato: ispirata dalla passione per il teatro, dai volteggi sul trapezio e dalle danze aeree con i nastri, dallo studio universitario (attualmente lavora come medico-veterinario in Toscana), dal vivere la vita in tutte le sue complesse sfaccettature. E poi c'è la musica, che Eleonora ama al punto da essere per lei nutrimento per la vita e le personali emozioni, ciò che mantiene alto il suo entusiasmo, il suo interesse e la curiosità per ciò che la circonda. A un certo punto della sua esistenza, e in maniera del tutto naturale, Eleonora ha sentito l'esigenza forte di scrivere, di suonare e di cercare, attraverso una sorta di moderne filastrocche, "...dove fossero finite le viole?..." Già, che fine hanno fatto le viole? A Milano, tra il cemento e le strade, in qualche angolo nascosto tra i palazzi, è ancora possibile trovare questi fiori delicati dal colore intenso? Per Eleonora le viole, legate alla sua infanzia, diventano simbolo della fanciullezza, di uno stato puro, lieve e primitivo che occorre assolutamente ritrovare. Da qui il bisogno di raccontare il mondo per mezzo di canzoni-non canzoni (con una comunicazione solo apparentemente più semplice) che lo descrivono partendo dalla realtà e recuperando contemporaneamente l'immaginario della fanciullezza perduta. Accompagnata dal suo ukulele, comunicativa ed empatica, Eleonora si racconta sul palco con la sua voce limpida e calda al tempo stesso, ricca di sfumature e maturata nel tempo, e si esprime con una scrittura cantautorale capace di trasformare le esperienze di vita in filastrocche, raccontandosi in maniera un po' diversa dal pop tradizionale, lasciandosi contaminare dalle esperienze musicali dei suoi compagni di viaggio: Maurizio Mangoni e Fabio Mazzei.
Suoni acustici ed elettronici, strumenti toy ed elementi ritmici sintetici si mescolano per realizzare sonorità a cavallo tra folk e pop, tra scritture che ricordano la bellezza compositiva di Sergio Endrigo e i sapori un po' più freddi del Nord Europa. Un bellissimo pianoforte a coda tedesco, per bambini, troneggia sul palco.
Ho chiesto a Eleonora che cosa avrebbe voluto che i lettori conoscessero di questo suo nuovo progetto, qualcosa che andasse oltre le date, i titoli delle canzoni, qualcosa che ci facesse comprendere come le ispirazioni prendono vita.
E.T. ...dopo gli Ariadineve (un singolo in classifica, un disco, 3 videoclip) non volevo più cantare. Aver sfiorato il successo per poi ritornare nel più assoluto anonimato, perdendo un treno più unico che raro, mi aveva fatto pensare di dovermi dedicare ad altro. Ho finito gli esami che mi mancavano e mi sono laureata; per un paio d'anni non ho fatto altro che lavorare, pensando che questo potesse in qualche modo riempirmi il cuore. Ma così non è stato e lentamente le cose tornano fuori, quando meno te lo aspetti, come un herpes sulle labbra! Ho iniziato a scrivere canzoni mentre facevo l'hostess alla fiera SMAU di Milano, qualche anno fa. Ero stata mollata da alcuni mesi da un fidanzato sicuramente sopravvalutato, e dopo un periodo di "agonia" la mia mente si era in qualche modo schiarita. Avevo capito che quel percorso era assolutamente giusto per me ed ero pervasa da energia positiva. Così, mentre sorridevo ai maschi incravattati della fiera dell'elettronica, iniziarono a venirmi in mente delle immagini, e dopo di loro dei versi con una melodia che riuscivo già a cantarmi in testa. Ricordo di aver preso un volantino e di essermi appuntata quei versi e di averci lavorato nella mia testa tutto il pomeriggio, completamente noncurante del fatto che stessi lavorando. Nei giorni successivi, con l'aiuto di un caro amico, ho buttato giù una bozza del pezzo con l'ukulele, una tastiera midi e una percussione fatta col filtro della brocca Brita. Così è nato il mio progetto solista, forse un po' per caso, ma da quel momento ho cercato di mettere insieme queste immagini, queste piccole fonti d'ispirazione per farne canzoni. Ogni tanto mi viene qualche flash che se non mi scrivo magari dimentico, e di solito avviene nei momenti più improbabili, molto spesso quando sono in movimento, quando vado in bicicletta. Credo sia perché il movimento apre i nostri canali comunicativi sfondando, in qualche modo, le barriere che abbiamo con noi stessi. Ho sempre avuto un modo un po' naif di vedere la vita, ed è questo che cerco di raccontare. Questo è il motivo per cui chiamo le mie canzoni "filastrocche per adulti". A trent'anni il mio modo naif si è fuso con la consapevolezza dell'età adulta dando vita alla mia cifra stilistica. Non la cerco, non mi faccio domande, è così e basta. Non è che mi interessi il fatto di piacere o non piacere ai più, poiché nelle mie canzoni sono talmente onesta con me stessa e consapevole che questo mi basta. E' il mio modo di comunicare e di raccontar-mi delle cose. Spesso non ho ritornelli, non voglio necessariamente essere pop, anche se secondo alcuni lo sono moltissimo. Cerco di cesellare il più possibile i testi, di mettere ogni parola al posto giusto, questo è anche il motivo per cui non ho una grande produzione di canzoni, scrivo quando arrivano e poi sistemo. Un anno fa il mio fidanzato mi ha convinto a fargli arrangiare i pezzi e ne è nata una sonorità mista tra il folk e l'elettronica, che s'ispira ai gruppi del Nord Europa, mantenendo però i piedi ben piantati nel cantautorato. Usiamo tanto gli strumenti toy, soprattutto il pianoforte e l'ukulele, che è lo strumento con cui scrivo. Con quella manciata di canzoni abbiamo fatto parecchio e siamo saliti su palchi importanti come il Cortona Mix Festival, la finale di Arezzo Wave Toscana, il Teatro dell'Opera a Firenze. Mi piacerebbe poter fare un disco, ma so di dover comunque scrivere ancora. Dopo quest' anno di concerti (una quindicina di date senza avere in mano nemmeno un demo, un'etichetta, un booking) devo per forza fermarmi e tirare le somme prima di dar vita a qualcos'altro. Queste canzoni sono un regalo che faccio a me stessa, tutto quello che mi donano è una bella sorpresa, e ne sono grata!

Eleviole? è presente in rete sui vari social.
https://www.facebook.com/Eleviole
https://soundcloud.com/eleviole

In alto, Eleviole? live al Marelli 79 di Sesto San Giovanni (MI), foto di Paola Marino.

Paola Marino
(19 febbraio 2015)

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