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CONCERTO

Le eroine dell'opera lirica
Quattro grandi figure liriche ci conducono in un affascinante gioco di specchi in cui rifletterci, chiedendoci di ascoltarle tra speranze e disincanti, passioni ed inganni, attese e promesse.

Eroine SESTO SAN GIOVANNI - Un'atmosfera calda, dal sapore tipico di salotto ottocentesco, attende lo spettatore del concerto Le eroine dell'opera lirica, che si propone come una breve un'esplorazione intorno al sentimento amoroso vissuto al femminile.
Se nella prima parte i lieder tedeschi, francesi e le romanze italiane sembrano sussurrare di un Amore senza tempo, dalle mille sfaccettature ma in fondo facilmente riconoscibile (le inquietudini, gli addii, l'esaltazione della bellezza e della natura), nella seconda prendono vita i personaggi femminili legati indissolubilmente a tutti gli elementi che caratterizzano l'amore e le grandi passioni.
Storie diverse, donne alle quali si è voluto rendere omaggio per testimoniare quanto nel melodramma, forse, l'eroe sia davvero donna.
Probabilmente per quel suo modo unico e speciale di cogliere il senso della differenza sulle cose del mondo; probabilmente per quell'abilità di sciogliere i nodi in circostanze complicate, con audacia e iniziativa.
Eccole, davanti a noi, ad affermare e difendere la forza delle loro idee fino al punto da non sottrarsi nemmeno al proprio sacrificio.
Innamorate, vittime, tormentate, gelose, schiave o regine... E' così che le donne si presentano sulla scena, con un canto che rivela i segreti, solleva i veli, apre le porte socchiuse. Colte nell'attimo di un intrigante equivoco, o di un disperato smarrimento, si offrono ai nostri sguardi con le loro angosce e sofferenze, le gioie e le tenerezze, per diventare presenze reali, ancora intense e vibranti.
Pamina, Musetta, Susanna e Amina ci prendono per mano per condurci in un affascinante gioco di specchi in cui riflettersi, chiedendoci ancora una volta di ascoltarle tra speranze e disincanti, passioni ed inganni, attese e promesse, ben sapendo che il palcoscenico diventa il luogo del possibile, dove poter rinascere e dare corpo a quel codice di emozioni in cui si riconosce ogni più remota forma di esperienza personale e collettiva.
Qualunque sia la lingua, qualunque siano i luoghi, i tempi e gli intrecci, l'amore è il motivo unificante per eccellenza di questo immaginario letterario, e la musica rinnova nel tempo questo sentimento sublime.

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In alto Chiara Geraci (foto Massimo Cova)


Paola Marino
(5 settembre 2009)



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