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DANZA CONTEMPORANEA

MARCELLA FANZAGA
La danza è sempre stato un modo per connettermi profondamente con me stessa, i miei paesaggi interiori, e per pormi in vibrazione con la vita che scorre dentro e attraverso me. Vico la danza come uno strumento di conoscenza e di auto coscienza che mi permette di contestualizzarmi e di essere in rete con il mondo, inteso come ambiente naturale, sociale, culturale e spirituale.

Fanzaga MILANO - Nel vasto e articolato panorama della danza, esistono approcci che interpretano l’arte del movimento oltrepassando i confini delle consuete classificazioni, armonizzando in sé elementi provenienti da ambiti formativi differenti, e che utilizzano il terreno della performance come luogo di creazione e di incontro. Numerosi danzatori, affascinati dalle potenzialità della performance istantanea, hanno orientato la propria ricerca e attività in questa direzione, sviluppando progetti e spettacoli originali, spesso in collaborazione con artisti provenienti da altre discipline artistiche.
Marcella Fanzaga è una di queste interpreti, che abbiamo incontrato per approfondire alcuni temi e conoscere più da vicino la sua arte e il suo lavoro.

Come è nato il tuo interesse per la danza?
Temo di portarmi questo interesse in giro per il mondo da millenni... A sei anni barattai un corso di Inglese con il corso di danza classica. Poi ho incontrato la danza contemporanea e mi sono innamorata delle potenzialità poetiche ed espressive del corpo. La danza è sempre stato un modo per connettermi profondamente con me stessa, i miei paesaggi interiori, e per pormi in vibrazione con la vita che scorre dentro ed attraverso me.
Vivo la danza come uno strumento di conoscenza e di auto coscienza che mi permette di contestualizzarmi e di essere in rete con il mondo, inteso come ambiente naturale, sociale, culturale e spirituale.

Che cosa distingue a tuo avviso l’arte della danza dalle altre arti performative e che ruolo gioca l’improvvisazione nei tuoi lavori?
La dinamica incarnata del movimento nello spazio; il coinvolgimento della persona nella sua totalità; il senso di tridimensionalità e di volume, simile alla scultura.
La danza risveglia il senso cinestesico di chi ne è testimone, il desiderio di fare esperienza attraverso il corpo: un’esperienza incarnata e consapevole, che produce apprendimento.
L’improvvisazione è un aspetto fondamentale del mio lavoro, la pratico in ogni istante: è affinare, conoscere e testare continuamente i miei strumenti, il kit fisico, emotivo ed intellettuale che ho in dotazione per essere in grado di creare nuove dinamiche e strutture compositive per me significanti.
Non è tanto il risultato ad interessarmi, ma il processo di osservazione della mente che crea con e attraverso il corpo e viceversa.
Mi affascina l’esperienza dell’elaborazione di schemi conosciuti e familiari nella ricerca di combinazioni diverse, che giungono inaspettate e sorprendono perché rivelano sfumature ancora inesplorate.
L’improvvisazione è rigore compositivo, conoscenza e pratica delle strutture coreografiche messe in gioco nell’istante; richiede disponibilità, apertura, onestà e senso dell’umorismo. Allena la mia capacità di relazione, di adattamento, di presenza e di problem solving...
Un gioco in cui occorre non prendersi troppo sul serio.

Come nascono i tuoi progetti e che cosa ti orienta nella scelta dei collaboratori?
Nascono dal desiderio di realizzare esperienze condivise e dalla necessità di filtrare attraverso il corpo idee, concetti, emozioni , sensazioni, percezioni, elaborando danze-rito, danze-narrazioni.
Nascono da un desiderio di confronto e di crescita personale ed artistica. Sono di natura solitaria e indipendente, e più che di collaboratori parlerei di compagni di viaggio, scelti per affinità, entusiasmi e poetica o per differenze e sfida.

Che cos’è The Meeting Point under the Roof?
E’ un progetto sull’improvvisazione interdisciplinare che pone in dialogo ambiti artistici diversi fra loro e con i concetti della teoria quantistica.
Un dialogo tra arte e scienza in performance. Un progetto affascinante che si rivolge anche ai bambini.
UNDER12-creare l’incanto difatti è uno spettacolo per i bambini che prevede l’interazione con i performers. I bambini diventano co-creatori della costellazione performativa ed agenti attivi nella comunicazione fisica, intellettuale ed emotiva.

http://marcellafanzaga.blogspot.com
http://themeetingpoint-milano.blogspot.com
http://behappening.blogspot.com

da I QUADERNI di Nuova Scena Antica anno 3 n. 1
(08 maggio 2011)



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