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POESIA

Antonella Garavaglia: la vita accade quando deve
Intervista alla poetessa piemontese che ha presentato al festival Women in Art la sua opera Percorsi di rime, un'imponente raccolta che racchiude quindici anni di versi

Garavaglia SESTO SAN GIOVANNI - Nella Sala Affreschi della Villa Visconti d'Aragona si è tenuta la presentazione della silloge Percorsi di rime di Antonella Garavaglia, un'imponente opera che racchiude quindici anni di versi, suddivisi in capitoli tematici, nei quali l'esistenza e il sentire dell'autrice si misurano con il mondo.
Le tante possibili interpretazioni, i molti significati espliciti ed impliciti, le emozioni che suscita, la ricchezza di aggettivi e di sostantivi ne fanno un'opera pregevole dal punto di vista poetico.
Ciò che mi ha sorpreso di più, tuttavia, è la riproposta di alcune forme metriche, soprattutto nelle liriche più recenti, in un momento storico che non ne prevede più l'utilizzo, e che arricchiscono la raccolta dal punto di vista della musicalità e della sonorità.
Una scelta coraggiosa, che rischia di passare per anacronistica ma che conferisce all'opera un valore aggiunto, distinguendola nettamente dalla prosa.
Leggendo Percorsi di rime mi sono trovato spesso a condividere il modo di percepire e di sentire la vita dell'autrice: l'osservazione attenta della natura, l'emozione che ne deriva, il confronto con la condizione umana, la fugacità del tempo, il passato come dimora della felicità perduta e molto altro ancora.
Come conseguenza di una scrupolosa osservazione, anche elementi apparentemente semplici come i colori o la visione di un arcobaleno dopo il temporale diventano stimoli:
"Piove sull'erba:/ lacrime dorate.../Illumina presto/ il cielo/ un sorriso:/ arcobaleno. ... Siamo cuori/ non avvezzi/ alla felicità".
Un fiore che sboccia ricorda un cuore che vuole aprirsi all'amore:"...Solo per questo tuo viso:/ che è sguardo fragoroso/ ... ho deciso:/ m'apro a fiore odoroso./ Già sbocciato...e senza fiato!/ Per te o mio amante/ è domani in questo istante."

BELCASTRO - Basta veramente così poco, cercare di essere semplici come la natura continuamente ci suggerisce, per essere felici?
GARAVAGLIA - Sì, è fondamentale. La gioia che può procurare una rosa che sboccia e che mette fine al freddo è desiderio di giornate assolate e di vivere con entusiasmo.
BELCASTRO - C'è una dimensione dell'essere umano dove le debolezze e i timori derivanti dall'infelicità sembrano svanire, una dimensione dove tutto e' possibile: il sogno.
"Pare solo danzare di notte/ e non è mai questa notte/ Pare solo ascoltare un baleno/ senza veleno. ... Pare soltanto narrare di notte/ e non è mai questa notte/ rubare una fetta di luna, una sola/ da vivere ora."
Ma anche guardando la propria immagine allo specchio e' possibile evadere e sognare:"Alice allo specchio/ tergo ti adoperi?/ A vedere il tuo occhio/ di cristalli povero/ basta una rima/ per pranzare lieta/ anche oggi di stima/ a che serve dieta?/ Alice domani pare / ti attenda, sogna/ non ti destare/ libera da gogna..."
Mi ha incuriosito il personaggio di Alice, che io colloco a metà tra realtà ed immaginazione. Ma chi è veramente Alice?
GARAVAGLIA - All'interno di Percorsi di rime c'è un capitolo dedicato ad una rivisitazione di Alice nel paese delle meraviglie. La mia Alice è un personaggio che vuole essere reale ma che non riesce a vivere la realtà appieno.
Alice è in partenza per le nuvole, una figura a due dimensioni: "Due occhi/ due profonde fessure/ nell'arida terra/ e in fondo/ al baratro buio/ ancor volteggia/ il cuore/ ...in cerca/ di quali/ meraviglie?"
Un essere androgino, disadattato ma ricco di fantasia.
BELCASTRO - In una lirica affermi che la vita è in tutto e in un'altra esorti a coglierla attraverso l'uso di tutti i sensi. Abbiamo davvero la capacità di vederla pulsare per esempio anche in un sasso?
GARAVAGLIA - No, forse questa capacità non l'abbiamo ma esercitarsi a cogliere la vita più spesso e affinare i nostri sensi non può che aiutare. In conclusione a Raccontati dolce, il mio primo romanzo, ho scritto una frase che dice più o meno così:
"La vita è una, vivila sempre, al massimo, ogni giorno. Poniti un sogno, un desiderio, un obbiettivo e mettici tutto te stesso.
Non trascurarti, non farti male, non annoiarti, non buttare il tempo... ce n'è troppo poco. Usa la vita, usala tutta, usa la notte e sorridi al giorno, lavora sodo, divertiti, gioisci e piangi: VIVI! Non smettere mai un secondo.
La vita è tanti frammenti, tante foto dal finestrino di un treno in corsa, non perdere nemmeno un'immagine."

Del resto la vita io l'ho descritta come:
"Egro cuore/ palpitante./ Terra deserta/ che verzica./ Radice di mangrovia/ avida./ Azoto liquido".
Ricorrere alla natura per descriverla è sempre stato importante per me.
BELCASTRO - C'è un modo per fermare il tempo? Evidentemente no. Esiste però una condizione dell'essere umano che sembra ovviare a questo stato: la condizione degli amanti. Gli amanti vivono in un mondo proprio, fuori dal tempo:
"Due mani/ intrecciate/ nel sole./ A piedi nudi/ su strade/ di spilli./ Abbracciati/ su prati/ di cera./ Spogliati/ nel mare/ dei sogni/ corpi/ confusi/ l'uno nell'altro."
Se c'e' un tempo che non si può fermare, c'e' anche un tempo che non può ritornare e dove risiede la felicità, come in una favola: il passato.
Passato che rivive nel presente attraverso la memoria:
"La mia essenza non è altro/ che quel verde prato/ pieno di sole e/ dei sorrisi che vi ho lasciato/ non ci sarà mai un momento/ in cui non potrò riattraversarlo."
E nell'evanescenza del tempo, in questa consapevolezza della fugacità, la vita è sostanzialmente ricordo. Esiste un modo per vivere pienamente il presente?
GARAVAGLIA - Continuare a stendere rime, se ogni rima uccide il tempo vivo, lo congela e lo regala al passato?
Libera dello scatto dell'istantanea che uccide, racconterò la fluida essenza dell'essere: il movimento. Non scrivere per ricordare, impara ad accettare il compromesso insito nella vita: saper dimenticare.
I ricordi sono veleno per il domani, dimentica per vivere e vivi dimenticando ogni istante non vissuto. L'unico modo per tenere nella memoria gli eventi e non perderli è tradurli su un supporto che possa restare invariato, che non sia come la memoria.
Nella testa non abbiamo un registratore di eventi: ogni accadimento muta nei giorni...Vogliamo ricordare veramente?
Allora introduciamo il supporto: un dipinto o una lettera, una foto, una ripresa con la videocamera, una canzone, una poesia, un regalo...
BELCASTRO - C'e' chi dice che la vita è un cammino dove ogni tanto viviamo nel dolore e chi invece dice che e' un cammino dove ogni tanto siamo felici. Comunque sia quella del dolore è un'esperienza inevitabile.
Se esiste un modo per soffrire il meno possibile, tu suggerisci di essere come un fiume:
"... Ha da essere il tuo cuore/ come il fiume che non piange/ non può farlo né costringe/ nostalgia solo del tutto/ sotto un cielo già a lutto."
Quella del fiume è una delle allegorie che più mi hanno colpito.
GARAVAGLIA - Il commento in calce alla poesia dice:
"Ah ad esser come il fiume che accoglie le lacrime del cielo senza piangere! "
La capacità di (tra)scorrere accettando la vita, di mutare ed evolversi accogliendo la vita nel nostro alveo e chiudendola in noi.
Del resto, come dice una delle mie nuove poesie che sarà nella prossima raccolta di quartine di novenari:
"Sono giorni pieni d'inganni/ tutti quelli persi in affanni/ messaggio d'anime longeve/ la vita accade quando deve."

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In alto Antonella Garavaglia (foto Massimo Cova)


Pietro Luciano Belcastro
(7 settembre 2010)



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