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Ilona Ottenbreit. Dimensioni
Corpi disegnati e dipinti con tratti essenziali, studiati in infinite posture e angolazioni, messi in relazione con altri corpi come in una danza o fatti convivere su più piani spaziali, spesso avvolti in un buio/luce quasi teatrale. E poi sculture, anche di grandi dimensioni, dove la figura umana si riduce ad un'anatomia di esili linee proiettate nello spazio, che sorprendono per l'intensità evocativa. E' l'universo poetico di Ilona Ottenbreit, artista tedesca con sede in Berlino.



Quali sono state le tappe principali della tua formazione artistica? Perché hai scelto Berlino come città dove vivere e lavorare?
IO:
A 26 anni sono stata ammessa alla UdK, l'Università d'Arte di Berlino, per studiare. In quel momento sentii che potevo diventare un'artista, qualsiasi cosa significasse per me. Lì incontrai il mio primo maestro, il professor Volker Stezmann, che mi insegnò ad osservare il corpo umano e le teste. Nella sua classe si conducevano molti studi di nudo. Era un insegnante severo e ho imparato molto da lui. Nel 2002 sono passata agli studi di scultura, dove incontrai il mio secondo maestro, il professor Harro Jacob, grazie al quale compresi che cos'è lo spazio, la luce, e il chiaro/scuro nei dipinti. Non ho mai scelto Berlino: la città scelse me il giorno che mi ammisero alla UdK. Quando arrivai nel 1997, mi sentivo a casa perché lì potevo esprimere quello che sentivo, essere quello che sono. Fin dal primo giorno compresi di trovarmi nel posto giusto.

Ilona pittrice. I tuoi dipinti e disegni su carta e su tela testimoniano un interesse rivolto esclusivamente alla figura umana: corpi e teste, soprattutto, presi singolarmente o in gruppo, documentano uno studio costante del soggetto, proposto in infinite variabili. Da dove viene e dove porta questa "ossessione" per la figura umana?
IO:
Sono affascinata dal corpo umano e dalle sue possibilità di esprimere emozioni, anche solo attraverso una postura o un piccolo movimento del capo. Così ad un certo punto iniziai a catturare tutte queste rapide variazioni nel corpo di una modella disegnando una singola linea ininterrotta. Il movimento di questa linea componeva strane costellazioni di figure umane che hanno ispirato la creazione di sculture e dipinti. Le figure concepite in questo modo sono tutte collegate tra loro e questo ha iniziato a significare per me che noi siamo effettivamente legati gli uni agli altri da qualcosa che ci unisce.

Ilona scultrice. Le tue opere, che possono ricordare le creature di Giacometti, abitano lo spazio delineando traiettorie sorprendenti con le loro esili figure fatte di legno assemblato o di bronzo. Che collegamento hanno con le tue opere pittoriche? Che relazione immagini con lo spazio e l'ambiente che le circonda?
IO:
Giacometti si interrogava sulla lontananza, la vicinanza, l'esistenzialismo. Le mie sculture sono esili per ridurle all'espressione pura dei loro corpi. Attraverso questa riduzione, fatta di scheletro (rami di alberi recuperati) e pelle (pezze di tela trattate), posso mostrare l'essenza di una postura scevra da personalità. E' l'istante preciso di un'espressione fisica. E questo, a mio avviso, rende le mie sculture completamente diverse da ciò che Giacometti cercava di esprimere. Prima sono venuti i disegni e i dipinti, tutta la ricerca per rendere il movimento dei corpi tridimensionale. Poi un giorno, per capire meglio una posizione che non riuscivo a capire, ho realizzato la mia prima scultura: si chiamava Shadow dancer ed era il 2009. Da quel momento ho iniziato a considerare l'enorme potenziale dell'astrazione di un movimento in scultura, a vedere le ombre proiettate nello spazio dalla luce che la colpisce. Così anche la visione di portare la scultura in uno spazio condiviso con una figura vivente (un danzatore) ha preso forma. Lo spazio attorno alle sculture è vitale e necessario per fare emergere le realtà che ci circondano: le ombre sono sempre intorno a noi, proiettate dai movimenti degli esseri viventi nello spazio (i danzatori) che sono catturati in linguaggio astratto dalle mie sculture, espressione di emozioni. Da questa visione è poi nata la mia prima performance Dimensionen. Lo spazio per me è un fattore indispensabile, che accoglie realtà differenti e le rende visibili: spazio, luce e ombre SONO il filo conduttore e il collegamento tra i miei dipinti e le mie sculture.

Nel tuo percorso artistico, quindi, ad un certo punto s'inserisce anche la performance: le tue opere diventano parte di un linguaggio composito che si avvale della danza, della musica e del video, insieme ad un collettivo di artisti. Come sei pervenuta al concept di questi lavori? Che cosa aggiunge questa possibilità espressiva alla tua visione? Che cosa significa condividere la creazione con altre persone?
IO:
Sì, è successo il giorno che ho compreso come tutto poteva fondersi ed è stato un momento davvero forte per me. Nel 2010 ho avuto la visione di portare le mie sculture in scena, in uno spazio condiviso con la danza e la musica dal vivo, così spedii una e-mail a Sasha Walz, per capire se fosse interessata, ma né lei né la sua compagnia risposero mai. Allora pensai, va bene... Lo farò comunque da sola. E la vita creò le circostanze adatte e mi divenne chiaro che avevo già intorno a me gli artisti necessari per farlo attraverso i miei amici. Collaborare con altri artisti è un percorso assolutamente arricchente e un'opportunità soprattutto per me. Non ero abituata perché lavoro prevalentemente da sola. Non sono brava a istruire altre persone.

Questo numero de I QUADERNI propone il tema della Bellezza che può salvare il mondo. Credi in questo valore, al di là dei canoni estetici in cui ogni epoca si identifica? Che cos'è Bellezza per Ilona? A che cosa educa?
IO:
Sì, assolutamente. Io credo che la Bellezza possa salvare il mondo. Se riusciamo a mostrare alle persone quanta bellezza c'è sulla Terra, quanto forti possiamo essere come creatori - in quanto artisti, certo, ma soprattutto in quanto essere umani - allora possiamo celebrare la vita con gratitudine. La vita è divina. Noi tutti siamo questa Bellezza e parte di essa, pertanto ne siamo anche i creatori. Celebrare la Bellezza significa educarsi a riconoscerla come essenza dell'universo - dio. L'arte in generale per me dovrebbe essere senza tempo. Allora potrebbe compiersi sempre, in ogni momento e in ogni epoca. Per questo motivo le mie opere tendono ad essere "classiche" e decisamente affatto "trendy".

Grazie, Ilona.

Ilona Ottenbreit è nata nel 1972 a Erbach/Odenwald (Germania). Vive e lavora a Berlino. Pittrice e scultrice, Ilona Ottenbreit gioca con le dimensioni. Ispirata dalla scena - in particolare dalla danza e dal teatro - la sua attività si concentra sulla scoperta dell'esperienza umana dell'ambiente, dello spazio e del movimento.
Compie gli studi superiori a Karlsruhe (1992), pratica disegno e progetto architetturale in Ingegneria (1994), studia pittura nella classe di Volker Stelzmann e poi scultura in quella di Harro Jacob alla UdK di Berlino, dove si laurea nel 2005, partecipando l'anno seguente al master con il professor Harro Jacob. Ottiene la borsa di studio in pittura dalla Fondazione Dorothea Konwiarz di Berlino (2001), l'Erasmus all'Accademia d'Arte di Brera a Milano (2003), la borsa di studio in pittura a Colliuore Côte Vermeille in Francia (2005) e in seguito i finanziamenti per i progetti performativi Dimensionen (2011) e Homo Utopiens (2013) a Berlino. Le sue opere sono presenti in alcune collezioni pubbliche in Germania, tra cui BBBank a Berlino e PTV a Karlsruhe.

www.ilonaottenbreit.de
www.dimensionen.ilonaottenbreit.de


Nell'ordine, foto delle opere "Stützende" (2009), "Subconscious bonds" (2012/2016) e "Shadow Dancer" (2010) dell'artista Ilona Ottenbreit.


Daniela Bestetti
da I QUADERNI di Nuova Scena Antica
Anno 8 Numero 2
(5 luglio 2016)



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