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Il suicidio di 250.000 agricoltori indiani
Negli ultimi dieci anni 250.000 agricoltori in India si sono tolti la vita a causa della perdita di tutto quello che possedevano. Nonostante si tratti del più alto tasso di suicidi documentato nella storia dell'umanità, in pochi conoscono questa storia. Come mai una cifra così alta di morti non fa notizia?

Che ci piaccia o no, viviamo in un mondo di numeri: questa è l'unica bilancia su cui veniamo pesati e pesiamo il valore delle cose e delle persone. Potremmo parlare a lungo di quanto sia discutibile questo criterio o delle conseguenze a medio e lungo termine di una scelta così esclusiva, ma per una volta accettiamo il parametro disumano e "pesiamo" la notizia del suicidio degli agricoltori in India sulla bilancia dei numeri.
250.000 uomini che si tolgono la vita negli ultimi dieci anni è indubbiamente una cifra da capogiro, eppure quasi nessuno ne hanno sentito parlare. La pochezza di articoli giornalistici dedicati alla questione sorprende e fa riflettere: come mai il suicidio di 250.000 agricoltori non fa notizia?
Eppure se 439 tra imprenditori e lavoratori si tolgono la vita in Italia negli ultimi tre anni, si apre, giustamente, la questione sulla crisi del lavoro, delle piccole-medie aziende e l'accesso al credito. Se 252 sono le vittime di omicidio dal 1990 ad oggi nelle scuole degli Stati Uniti, si accende, giustamente, la questione sulla detenzione delle armi da fuoco e il disagio giovanile. Se un kamikaze si fa saltare nel bel mezzo di Istanbul uccidendo 10 turisti, si arroventa, giustamente, la questione della Jihad e dei suoi metodi terroristici. E come dimenticare le 2752 persone morte a causa degli aerei schiantatisi sui grattaceli di New York, che hanno aperto, giustamente, la necessità planetaria sulla sicurezza dell'Occidente intero, minacciato dal terrorismo?
Tutti questi eventi sono indelebilmente scolpiti negli occhi, nelle orecchie e nelle coscienze di tutti noi. Non importa se c'eravamo o no, quanto vicina o lontana sia la notizia, né se siamo d'accordo o meno con i fiumi di parole spesi quotidianamente al riguardo: quando esseri umani innocenti vengono uccisi o si tolgono la vita, la questione ci riguarda sempre, come dice anche il Papa.
Ma se 250.000 agricoltori si suicidano in India e la notizia non fa scalpore, allora che significa? Che l'India è troppo lontana per interessare? Che gli agricoltori sono una categoria poco degna di considerazione? Che il numero delle vittime è troppo basso per destare interesse?? Proprio accettando il criterio dei numeri, i conti non tornano...

IL FATTO
Nel 2009 venne pubblicato il controverso rapporto L'imperatore OGM è nudo (titolo originale, "The GMO emperor has no clothes. A global citizens report on the state of GMOs false promises, failed technologies"), stilato attraverso la collaborazione di numerose organizzazioni internazionali. Si trattava di un'inchiesta contenente i dati allarmanti seguiti all'introduzione degli OGM sul mercato mondiale, in particolare nei cosiddetti paesi emergenti (Sud Africa, Brasile, Argentina, India).
Un anno prima, nel 2008, la situazione degli agricoltori in India era già emersa in Gran Bretagna, a seguito dei commenti espressi dal principe Carlo dopo la sua visita nell'ex colonia britannica in cui apprese il preoccupante fenomeno dei suicidi tra gli agricoltori e la causa delle tragiche morti collegate al ripetuto fallimento delle coltivazioni GM introdotte nel paese (Daily Mail 03.11.2008).
La questione sugli Organismi Geneticamente Modificati esplose. Molti scienziati, ricercatori e organizzazioni non governative di tutto il mondo se ne occuparono (e continuano a farlo), portando alla luce determinati rischi legati alla biotecnologia impiegata per fabbricare i semi da un lato, e i risultati derivanti dall'applicazione su vasta scala delle colture GM dall'altro.
Presentati come potenziale soluzione alla fame nel mondo, all'erosione dei suoli e all'abuso di sostanze chimiche impiegate in agricoltura, gli OGM hanno riscosso un enorme successo commerciale. Oggi coprono oltre un miliardo e mezzo di ettari di terreni in 29 nazioni, destinati in particolare alla produzione di soia, mais, cotone, colza e barbabietola da zucchero.
Questi semi sono brevettati e commercializzati esclusivamente da una manciata di multinazionali biotech, che attualmente detengono oltre il 70% del commercio globale di sementi con decine di milioni di agricoltori diventati loro clienti. Essendo proprietarie dei semi, esse stabiliscono direttamente il prezzo delle sementi (notevolmente superiore a quello dei semi naturali) e indirettamente quello dei raccolti (se la produzione aumenta, il prezzo diminuisce), che non possono essere venduti liberamente ma in mercati appositi. L'agricoltore che accetta la conversione alle colture GM firma un contratto preciso in cui rimane proprietario della terra ma non dei semi frutto delle sue coltivazioni, i quali non possono essere riutilizzati essendo di proprietà di chi li produce. Ciononostante, la promessa di una resa maggiore a fronte di un minor impiego di pesticidi convinse molti governi ad introdurre e promuovere l'adozione delle sementi geneticamente modificate e gli agricoltori locali a farne uso in quantità sempre più ingenti, fino alla conversione in alcuni casi totale delle coltivazioni.
I problemi sono iniziati quando la lotta contro i parassiti si è resa necessaria: le nuove colture hanno favorito la diffusione di nuove specie particolarmente aggressive, costringendo gli agricoltori all'impiego di pesticidi ed erbicidi in dosi sempre più massicce. L'acquisto di queste sostanze, commercializzate dalle stesse multinazionali biotech che producono i semi GM, hanno pesantemente indebitato gli agricoltori, che avevano già investito buona parte dei loro soldi per l'acquisto dei costosi semi. Non potendovi far fronte altrimenti, si sono visti costretti ad ipotecare o vendere le loro terre, perdendo così tutto quello che possedevano: denaro, raccolti, proprietà.
In Africa, Sud America e soprattutto in India, il suicidio è stata l'unica via di uscita per molti contadini, fino alla sbalorditiva cifra di 250.000 agricoltori soltanto in India negli ultimi dieci anni. Colpisce il dettaglio che alcuni di loro abbiano compiuto questo gesto estremo ingerendo i pesticidi che avevano acquistato per le loro terre.

LE DOMANDE
Perché la potenza dei numeri in questo caso non ha fatto effetto, allettando i media a occuparsi della notizia con la debita enfasi?
Perché nei pochi articoli giornalistici disponibili in rete la morte di 250.000 esseri umani passa del tutto in secondo piano rispetto all'accanimento per dimostrare i vantaggi delle colture GM o l'inaffidabilità degli autori del rapporto L'imperatore OGM è nudo?
Perché negli altri casi di vittime innocenti - come quelli citati all'inizio dell'articolo - veniamo letteralmente sommersi dall'informazione mainstream, che in questo caso resta in silenzio?

Se abbiamo scelto di pubblicare questa notizia, che si discosta dagli argomenti abituali del magazine, è perché la riteniamo di straordinaria attualità proprio in questo periodo.
Approfondimenti e riflessioni nei prossimi due articoli.


La Redazione
(10 febbraio 2016)


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