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Parole e passioni

QUEL VENTO GELIDO DELL'EST
Giovani donne dell'età vittoriana, prive di esperienze, al di fuori di quelle domestiche, le sorelle Bronte dovevano aver pensato molto per poter avere una conoscenza così profonda delle passioni umane. Charlotte, che per vivere fece la governante, fu l'autrice di Jane Eyre; Emily scrisse Cime Tempestose; Anne, invece, ebbe un discreto successo con Il segreto della signora in nero. Un'esistenza contraddistinta da un'instancabile spinta verso l'immaginario, verso mondi ideali, e dal desiderio di non abbandonare mai la dimora paterna e la tempestosa brughiera.

BRESSO - Una luce purpurea, da cineree scaglie talora franta, dipinge l'orizzonte.
Spingendosi ove l'occhio non può, il sole con sé porta il giorno. Sullo Yorkshire cala l'indefinito. Un gelido vento scuote la brughiera e dai pertugi della canonica di Haworth penetrando, tremula rende l'alare fiamma.
Emily, Carlotte e Anne, sedute dirimpetto al focolare, pensano.
Giovani donne dell'età vittoriana, prive di esperienze, al di fuori di quelle domestiche, le sorelle Bronte dovevano aver pensato molto per poter avere una conoscenza così profonda delle passioni umane.
Pensato o vissuto? Sì, perché le vicende narrate rispettivamente in "Cime Tempestose", "Jane Eyre" e "Il segreto della signora in nero" richiedono quanto meno una conoscenza diretta di alcune dinamiche umane, cosa che d'altra parte può essere quasi sicuramente esclusa se teniamo conto del contesto in cui vissero.
La vita delle tre sorelle trascorse ad Harwarth, un posto sperduto nello Yorkshire, nella cui canonica, si era trasferito il padre, pastore anglicano di origini irlandesi.
Crebbero pertanto in un ambiente bigotto e desolato, nel mezzo delle tempestose brughiere di quella regione.
Pur non ricevendo una regolare istruzione, fecero molte letture, e molto probabilmente furono queste, insieme ad una spiccata propensione all'immaginazione, che cesellarono di precisi dettagli le loro opere.
Scrivere rappresentava un modo per evadere dalla noia e dalla monotonia delle loro giornate, per sfuggire alle intemperie di quel luogo, per rifugiarsi in un mondo fantastico, dove governavano l'amore e i sentimenti.
Ma le loro opere non sono solo il frutto di fantasia, nei loro romanzi c'è una forte componente autobiografica: le esperienze del collegio, la morte dolorosa delle sorelle, la vita da istitutrici e i convitti religiosi malsani.
Possiamo parlare oggi di capolavori della letteratura europea, dai quali hanno preso spunto numerosi registi e perfino cantanti.
Charlotte, che per vivere fece la governante, fu l'autrice di "Jane Eyre", romanzo che racconta la vicenda di una povera orfana cresciuta tra grandi difficoltà, la quale diviene istitutrice presso il ricco Mr. Rochester.
Si innamora di lui e, dopo varie traversie, riesce a sposarlo. Dall'elevata capacità icastica, il libro, contiene molti episodi drammatici e d'effetto.
Emily scrisse "Cime Tempestose", un'opera dalla trama molto articolata che si snocciola in un arco temporale di ben due generazioni.
In essa si mescolano elementi realistici e fantastici. Le passioni umane sono violente e incontrollabili come quelle della natura e perfino lo stesso paesaggio è adattato così bene a quelle manifestazioni da renderle ancora più persuasive.
La vicenda qui narrata che più incarna il pensiero dell'autrice è quella dell'amore tragico e selvaggio tra Heathcliff e Catherine.
Anne, pur non eguagliando la fama delle altre due, ebbe un discreto successo con "Il segreto della signora in nero", romanzo con una spiccata tendenza autobiografica, in cui sono descritti un matrimonio infelice, quello della protagonista Helen Graham, e le efferatezze che derivano da un'indole propensa all'alcolismo.
Vivendo tutto il tempo della loro esistenza, salvo qualche esilio forzato, in ambienti lugubri, in una casa desolata, con il cimitero in fondo al giardino, circondate da elementi sacri, quali quelli rituali della canonica e le grigie lapidi, costrette a vivere loro malgrado funeste vicissitudini familiari, arrivarono ben presto a concepire positivamente il trapasso.
E di tale pensiero si avvalgono i loro romanzi, nei quali traspare evidente un'accezione positiva della morte, vista piuttosto come inizio e non come la fine delle cose.
Una tale concezione doveva, d'altro canto, sortire il suo corrispettivo metafisico, cioè l'infinito, attraverso una trasposizione col reale.
La sofferenza d'amore, l'amore non corrisposto, l'amore difficile e mai realizzato pienamente, è un sentimento eterno, che può durare tutta la vita.
Altro tema fondamentale delle loro opere è la natura, concepita come forza sovrumana che permea l'esistenza di tutti gli esseri viventi e si impone prepotentemente sulla vita.
E a ciò inevitabilmente influì il clima rigido dello Yorkshire ove imperversa indisturbato il vento gelido dell'est, ponendo a duro cimento la salute degli abitanti.
Eppure esse amarono quei luoghi desolati e selvaggi, tanto da ambientarvi tutti i loro romanzi.
In questo ambiente maturarono, alimentando segrete passioni, nella solitudine e nel silenzio, trovando nell'amore per la letteratura e per la scrittura un via di fuga a tutti i loro problemi.
L'esistenza delle sorelle Bronte si può sintetizzare così da una parte in una instancabile spinta verso l'immaginario, verso mondi ideali, quale evasione dalla realtà, dall'altra, in modo antitetico, al desiderio di non abbandonare mai la dimora paterna e la tempestosa brughiera.

Pietro Luciano Belcastro
(30 ottobre 2012)



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