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CINEMA

Pregiudizi e gerarchie (parte prima)
La seconda puntata del viaggio nel cinema guidato da Anna Cassarino propone un nuovo tema e una nuova selezione di pellicole. Dopo "Vie traverse per risolvere l'irrisolvibile", "Pregiudizi e gerarchie" è il filo conduttore che seguiamo questa volta per osservare e comprendere l'animo umano attraverso le opere cinematografiche.


APPARTAMENTO AD ATENE (Ruggero Dipaola, 2012) Tratto dal romanzo di Glenway Wescott e interpretato da Laura Morante, Richard Sammel e Gerasimos Skiadaresis, il film si svolge quasi per intero in un appartamento ateniese durante l'ultima guerra mondiale. Gli occupanti tedeschi requisiscono l'abitazione di un ex editore, come residenza per il capitano nazista Kalter. La famiglia del proprietario può continuare ad abitarvi, ma in qualità di servitù. Gli atteggiamenti sono molto diversi: il padre servile, la figlia affascinata, la madre diffidente e il figlio decisamente avverso. Il capitano è molto esigente, rigido e, come spesso accade agli intransigenti, è convinto di farlo per il bene altrui. Colto e sensibile alla musica, ma sempre nel suo modo fanatico, nutre un'adesione adorante e acritica verso i grandi, divinità infallibili al cui riflesso si sente quasi partecipe e autorizzato a tale infallibilità. E' questo pericoloso modo di porsi che, nonostante il dolore per i lutti che lo hanno colpito, lo fanno reagire con violenza sproporzionata all'imprudente sincerità e compassione del padrone di casa, ormai decaduto a servo. Trovare l'equilibrio in situazioni estreme di esasperata gerarchia è molto complesso, ma è ciò che esige la vita per non perdere il suo volto umano.

L'ONDA (Dennis Gansel, 2008) Il film ambienta in Germania un fatto realmente accaduto in California nel 1967. L'insegnante Ron Jones voleva dimostrare ai suoi studenti che una dittatura come quella nazista non è affatto impossibile da replicare, come molti ingenuamente credono. In una settimana, fa sperimentare loro come si arriva facilmente a far degenerare una situazione apparentemente innocente. Per dimostrare i potenti effetti dei comportamenti di gruppo, ricrea in classe le dinamiche che li caratterizzano: regole imposte da un capo, adozione di un nome, di un simbolo, di un saluto specifico, di un abbigliamento uguale per tutti. La solidarietà che si crea compensa alcuni partecipanti delle mancanze affettive e sociali, e genera subito grande attaccamento e azioni audaci, sia in positivo che in negativo, fino a che la situazione sfugge completamente dal controllo e accade il peggio.
L'illusione di sapersi fermare quando si adottano comportamenti pericolosi ha dimostrato spesso la sua debolezza. I confini fra bene e male sono, come sempre, variabili e labili, per questo occorre molta forza interiore e grande consapevolezza per evitare di trascendere.

LA JOUEUSE (Caroline Bottaro, 2009) Interpretato da Sandrine Bonnaire e Kevin Kline e tratto dal romanzo di Bertina Heinrichs, il film narra la storia di una donna, Helène, che vive in Corsica con il marito e la figlia, lavorando come domestica in un albergo dove un giorno resta affascinata da una cliente che gioca a scacchi in terrazza col marito. L'aura elegante di quella coppia contribuisce a far nascere in Helène il desiderio di imparare il gioco e di vivere qualcosa di diverso dalla vita tranquilla ma spenta a cui si è assoggettata. Impara da sola le mosse essenziali, poi chiede ad un medico misantropo presso il quale è domestica a ore di giocare e di insegnarle meglio. Helène ha talento, ma deve affrontare la propria mancanza di fiducia, i pettegolezzi altrui, l'incomprensione del marito, i modi del medico che le fa pesare la differenza di classe e di sesso. Il bisogno di affermazione personale è forte e trova approvazione nella figlia, che fino ad allora si era vergognata della famiglia di modeste condizioni sotto ogni punto di vista. Il coraggio di andare controcorrente compensa la condizione sociale ed economica insoddisfacente e il gioco delle parti, fra chi stava sempre un gradino più su ed Helène, comincia a cambiare. Molte donne si riconosceranno nella fatica per farsi valere, trovando un buono specchio per vedere i propri punti deboli e superarli.

CHANGELING (Clint Eastwood, 2008) Il film ha per soggetto una storia vera per quanto inverosimile, accaduta negli anni '30 a Los Angeles. Una donna nubile (interpretata da Angelina Jolie) denuncia la scomparsa del proprio figlio di nove anni e, dopo cinque mesi, si vede riconsegnare dalla polizia un altro ragazzino, spacciato per il figlio scomparso. La sua protesta e i tentativi di far riprendere le ricerche del vero figlio sono inutili. La polizia, mostruosamente corrotta a quei tempi, ha un modo semplice per liberarsi di chi racconta una storia scomoda: il manicomio. Un pastore protestante (interpretato da John Malkovich), un ragazzo e le circostanze faranno per fortuna emergere la verità.
Oltre all'aberrazione che provoca nell'animo umano la smania di potere, oltre alla perversione omicida, il film mostra quanto sia difficile tornare sui propri passi per chi si è impegolato nella menzogna. Si è disposti a negare la più lampante evidenza, a passare sopra al dolore altrui pur di non ammettere il proprio errore. La vergogna per il decadimento sociale e la "perdita della faccia" sono intollerabili. Alle gerarchie che determinano i ruoli sociali pochi sanno di sottostare, pur essendo diffuse ad ogni livello. E quando c'è scarsa consapevolezza, perdere un ruolo dominante è per molti inaccettabile e irrealizzabile.

Buona visione!

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Anna Cassarino
(11 marzo 2016)


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