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FESTIVAL E INVESTIMENTI

Il ROI della cultura
Uno strumento per stabilire il valore di un festival cinematografico, per colmare la mancanza di coordinamento e risorse nella fase recessiva dell'economia

Pierobon MILANO - "E' sicuramente un compito molto difficile quello che si è posta l'università IULM di Milano", ci racconta il professor Mario Abis, Presidente di Makno & Consulting, nel corso dell'incontro patrocinato dal Comune di Milano, AFIC, e del coordinamento dei festival cinematografici lombardi tenutosi questo pomeriggio alla Triennale di Milano, "ma questo impegnativo lavoro, che durerà un anno, permetterà di creare un indice che possa misurare in maniera oggettiva quanto vale la cultura e nello specifico i festival cinematografici: il cosiddetto ROI".
Difficile stabilire se la cultura ha un valore d'uso o un valore di scambio, cercando anche di evitare le sicure critiche di chi si posizionerà nella casella non gradita del ranking, stabilendo il valore di attrazione e del brand di ogni singolo festival, che emergerà da questa ricerca.
"Certo questa tabella, corretta con specifici fattori ponderali, non sarà utilizzata dagli amministratori e dai politici per determinare quali festival del cinema finanziare o snobbare", assicura Massimo Zanello, sottosegretario alla Presidenza per il Cinema in Lombardia.
Il cinema, come tutte le attività culturali, è sviluppo; sicuramente quello che manca è un coordinamento e risorse da investire in una fase recessiva dell'economia: la sopravvivenza è collegata al finanziamento che premi l'innovazione e l'evoluzione delle formule esistenti dei festival, evitando sgradevoli sovrapposizioni.
Ad oggi il finanziamento pubblico incide per il 70% sul bilancio di un festival e preoccupante è il previsto taglio al FUS.
Il costo della promozione è imponente e troppo oneroso: su 7,9 milioni di euro stanziati, ben 3 milioni sono utilizzati allo scopo.
"L'impegno del Ministero è costante e un nuovo disegno di legge che modifica il testo esistente del 2004 giace in Parlamento", ci informa la dottoressa Troccoli in rappresentanza della Direzione Generale del Cinema di Roma. I festival del cinema sono un'importante risorsa culturale quindi occorre investire anche nelle manifestazioni di carattere locale, poiché dopo la scomparsa delle sale d'essai il solo veicolo di distribuzione dei nuovi prodotti è il festival, dove emergono i nuovi registi italiani.
Ricordiamo l'ultimo caso dell'allievo di Ermanno Olmi, Giorgio Diritti, autore de "L'uomo che verrà", scoperto e lanciato tramite la rete dei festival: 130 in Italia e oltre 600 in Europa.
Il finanziamento deve prevedere anche forme di intervento privato e l'interesse delle fondazioni bancarie è in crescita, considerando che l'indotto che genera un festival cinematografico, integrando il sostegno pubblico, deve andare oltre alle deduzioni fiscali, all'abbattimento di costo delle affissioni e a quello relativo alla comunicazione istituzionale.
La Lombardia è un'area economica e demografica molto interessante per questo tipo di utenza, dato che solo l'area metropolitana di Milano ha 4 milioni di abitanti, e dobbiamo quindi considerare il valore e la ricchezza non visibili che genera un festival, basati su un sistema di relazione diretta, dove il pubblico di riferimento è sicuramente più attento e consapevole.
Attendiamo quindi la presentazione alla prossima Mostra del Cinema di Venezia dei dati di ricerca dello IULM, che ha investito 50.000 euro, coinvolgendo studenti in fase di tesi, e confidando che il ROI sia un nuovo strumento guida per gli investimenti e non solo una lista di eliminazione.

In alto Paolo Pierobon nel film "Timballo d'estate"


Massimo Cova
(26 ottobre 2010)


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