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TEATRO

Scuola di Seduzione, ovvero il profondo desiderio di piacere e di essere accettati
La commedia di Silvio Da Rù affronta il tema dei sentimenti e di ciò che li muove e li determina. I personaggi, infatti, sono tutti alla disperata ricerca di accettazione, seppur in modi differenti

sds SESTO SAN GIOVANNI - Chi di noi non ha mai desiderato nella vita di piacere a qualcuno?
E a chi non è capitato di soffrire per non essere stato compreso e di conseguenza essere accolto dagli altri?
Domande che presuppongono una sola risposta, perché è difficile pensare che ci sia qualcuno a cui non sia capitato almeno una volta nella vita di vivere simili esperienze.
Ed è proprio su questi due profondi bisogni umani che ruota la commedia Scuola di Seduzione scritta e diretta da Silvio Da Rù.
La vicenda, ambientata ai giorni nostri, si svolge interamente in un teatro, dove il noto regista teatrale Massimo Re si innamora di Bianca, giovane attrice a cui viene affidata la parte da protagonista, nonostante il ruolo sia già stato assegnato ad un'altra attrice.
E' la miccia che fa scoppiare l'inarrestabile catena di eventi che travolge l'intero cast e la produzione in un'altalena esilarante tra verità e menzogna, ragione e sentimenti, complice l'eterna lotta dei sessi.
Scuola di seduzione è un testo teatrale strutturato su più piani narrativo-tematici, data la complessità dei sui contenuti.
Da una parte c'è il piano della trama principale, i personaggi fanno tutti parte di una compagnia di un grande teatro chiamata a mettere in scena la commedia Scuola di seduzione: e qui si apre tutto un'aspetto del testo che riguarda il gioco del teatro nel teatro.
Un altro piano riguarda lo stretto collegamento tra il destino del personaggio nella sua vita reale e quello della finzione del suo ruolo nella commedia, dove i due piani viaggiano separatamente fino alla collisione del quarto atto, quando la realtà irrompe prepotentemente nella finzione interrompendone il flusso magico.
Il terzo piano è tutto contenutistico e riguarda direttamente il tema fondante del festival: il femminile, in particolare in relazione con l'altro sesso. Cosa cercano davvero le donne dagli uomini?
E qui si entra nel cuore della commedia dove i personaggi danno a turno, teoricamente e praticamente la loro risposta, senza trovare una soluzione definitiva, ma comunque spinti dalla più antica delle necessità.
"Il bisogno di piacere e d'essere accettati" dice Da Rù a proposito della sua commedia "poggiano a loro volta su una delle paure più antiche dell'uomo: quella di rimanere solo.
Per questo motivo spesso i buoni intenti che animano ciascun personaggio si trasformano in errori o in azioni ingiuste, perché la paura li costringe a mentire, ingannando le persone di cui si circondano.
Desiderio e paura assumono all'occorrenza precise caratteristiche psicologiche: sicurezza, determinazione, falsità, sincerità, ingenuità, insoddisfazione, timidezza, spavalderia, spontaneità e contraddizione.
Ma come accade in tutti gli esseri umani, queste caratteristiche non sono immutabili.
Capita sempre qualcosa nella vita che può mettere in discussione le nostre certezze, le nostre convinzioni, i nostri pregiudizi, come se, proprio attraverso gli imprevisti, la vita ci invitasse ad allargare la nostra visione della realtà, per consentirci di evolvere e di rinnovarci.
Gli eventi che accadono e che travolgono i protagonisti di questa commedia assolvono a questa funzione: sta a loro cogliere al volo la grande occasione o rinunciare."
La commedia si svolge su di un palcoscenico vuoto, dove gli unici elementi scenici presenti sono un tavolo una lampada snodabile e alcune sedie.
"A dispetto di un'apparente "povertà" precisa Da Rù parlando della messa in scena "la scelta di ambientare tutte le scene in un unico luogo - il palcoscenico del teatro - mantenendo sobri tutti gli altri elementi, permette di concentrare l'attenzione sul gioco del teatro nel teatro e su tutte le sovrapposizioni ed ambiguità che si vengono a creare tra i personaggi della commedia e i ruoli che interpretano nella finzione della commedia, come se ogni personaggio recitasse in fondo se stesso.
In un certo senso i ruoli che incarnano possono considerarsi degli archetipi."
La scelta infine di dare una struttura tradizionale in cinque atti alla commedia pare sia stata dettata dalla volontà dell'autore di immortalare la vicenda come un "classico" senza tempo, nonostante l'ambientazione ai giorni nostri.

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In alto Claudia Esposito (foto Massimo Cova)


Carla Rovati
(12 settembre 2009)


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