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Il TTIP tra USA ed Europa
Il Trattato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti (Transatlantic Trade and Investment Parnership) tra Stati Uniti ed Unione Europea è in fase avanzata di trattativa. Giunto al suo XI round, introdurrà molte novità nelle vite di centinaia di milioni di persone nei due continenti. Come mai il TTIP non fa notizia?

Abbiamo dedicato il precedente articolo di questa rubrica al suicidio di 250.000 agricoltori indiani. Questo lo dedichiamo al TTIP, il Trattato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti che i capi di governo di U.S.A. e Unione Europea (o chi per loro) stanno preparando da alcuni anni e sperano di firmare entro il 2016.
Attualmente esistono 416 accordi bilaterali firmati nel mondo tra nazioni o blocchi di nazioni per favorire, incentivare, disciplinare prevalentemente il commercio e gli investimenti nelle rispettive aree di appartenenza. Ogni nazione, come ovvio, possiede già le proprie leggi, ma la tendenza dei mercati alla globalizzazione ha "reso necessaria" l'introduzione di particolari trattati, le cui regole vanno ad assommarsi alle norme vigenti in uno Stato, perfezionandole con diritto di precedenza per così dire.
Il TTIP appartiene a questa categoria di trattati.
Giunto all'XI round di trattative, il Trattato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti, anche se la maggior parte dei cittadini non ne ha mai sentito parlare, con la sua approvazione introdurrebbe significative modificazioni nelle vite di centinaia di milioni di persone nei due continenti, Italia inclusa.
Ma di che si tratta?

IL FATTO
I cosiddetti round di negoziazione per il TTIP iniziano nel 2013 in Irlanda del Nord. Oggi ci troviamo all'XI. L'obiettivo dichiarato di questo trattato è quello di creare e favorire la maggiore zona di libero scambio del pianeta tra Stati Uniti ed Unione Europea, dal momento che (anche senza TTIP) insieme Stati Uniti ed Europa nel 2014 hanno realizzato circa la metà del PIL globale.
Con quasi 800 milioni di consumatori con il più alto reddito pro-capite medio del pianeta (25.000 ? all'anno), l'Europa rappresenta un mercato molto ambito per il commercio internazionale, tuttavia le leggi dei suoi Stati in materia di importazione e investimenti sono assai più severe di quelle statunitensi. Essendo vissute come un ostacolo alla libera circolazione delle merci (inclusi agroalimentare e farmaci), scopo del trattato è quello di introdurre normative che favoriscano ulteriormente la commercializzazione e attirino il flusso degli investimenti d'oltreoceano. La promessa è la stessa di sempre: crescita economica e creazione di nuovi posti di lavoro.
Dal momento che le trattative sono state condotte all'insegna della massima discrezione e con il minimo coinvolgimento mediatico possibile, quello che si sa per certo sullo stato attuale delle trattative è ciò che viene reso disponibile sul sito della Commissione Europea. Quanto basta per destare la preoccupazione di molti! Sebbene i documenti pubblicati, infatti, non entrino in merito diretto alle questioni più spinose evitando di nominarle (sicurezza alimentare, degli animali, dei vegetali, sicurezza ambientale, OMG, ormoni della crescita, etc.), numerose associazioni non governative, ricercatori e scienziati indipendenti, qualche premio nobel e moltissimi comitati cittadini ritengono i testi di proposta europea pubblicati sui temi delle barriere tecniche al commercio, delle misure sanitarie e fitosanitarie altamente rischiosi, proprio per l'assenza di indicazioni precise in merito alle materie più controverse e nei cui confronti i cittadini europei hanno già espresso il loro dissenso.
Nel dettaglio si tratta dei seguenti punti:

1) Abbattimento dei dazi doganali e delle norme vigenti in materia di requisiti per l'importazione di prodotti.
La proposta modificherebbe gli standard di protezione del consumatore attualmente vigenti in UE, quali ad esempio l'etichettatura dei prodotti, assai rigorosa in Europa ma non altrettanto in U.S.A. Da noi, infatti, è obbligatorio indicare molte informazioni nelle etichette per gli alimenti (provenienza, composizione, additivi autorizzati, sterilizzazione mediante irradiazioni, etc.), nonché limiti massimi residui (LMR) e dosi giornaliere accettabili (DGA) nei fitofarmaci. Qualsiasi cibo o mangime contenente/composto/prodotto da un OGM deve essere indicato e, salvo alcune eccezioni, l'importazione e la produzione nei paesi europei è vietata.

2) Eliminazione del principio di precauzione, vigente negli stati europei, ma inesistente negli USA. Significa abolire un importante standard di tutela, stravolgendo le politiche UE soprattutto in materia di salute e ambiente. Se una tecnologia è giovane, ad esempio, e non si conoscono o controllano ancora gli effetti della sua applicazione, il principio di precauzione impedisce di introdurla su vasta scala (come nel caso di OGM e fracking).

3) Allineamento dell'approccio. Significa puntare ad un unico standard in tutti i settori, allineato verso il basso, essendo scopo del trattato quello di favorire esclusivamente il commercio. Riguarda, ad esempio, gli standard chimici che modificherebbero i tempi di sperimentazione per l'approvazione dei farmaci (attualmente 10 anni in UE / anche 8 mesi in USA).

4) Proprietà intellettuale e commercializzazione dei brevetti. Punto assai controverso poiché include i brevetti di semi (OGM), di farmaci e fitofarmaci prodotti dalle multinazionali d'oltreoceano. Qualora un farmaco, ad esempio, risultasse privo di test sperimentali adeguati a dimostrane l'efficacia o la sicurezza, il suo ritiro dal mercato si scontrerebbe con la violazione della proprietà intellettuale del produttore e il derivante mancato guadagno (come accaduto in Canada con il farmaco "Strattera").

5) Liberalizzazione degli investimenti. Chiunque potrà investire, non importa da che settore proviene, beneficiando degli stessi diritti delle compagnie locali. In altre parole, privatizzare il privatizzabile, includendo settori ancora protetti dagli Stati UE, quali sistema sanitario, trasporti, acqua.

6) ISDS (Investor to State Dispute Settlement) ovvero il ricorso a un sistema di arbitrati internazionali come strumento di risoluzione delle controversie tra investitore straniero e Stato, completamente svincolato dalla giurisdizione ordinaria dei tribunali nazionali. Si tratta di tribunali commerciali privati, il cui giudizio si fonda esclusivamente sulle regole del mercato. Il rischio è che uno Stato potrà essere citato in giudizio per mancati profitti, qualora una società straniera veda bloccati i propri investimenti in un paese il cui governo o le cui leggi non concordino con determinate azioni che ritiene lesive dei cittadini o dell'ambiente. La possibilità di utilizzare queste corti arbitrali per risolvere le dispute tra investitori stranieri e Stati produce un trasferimento di competenza da un sistema giudiziario e legislativo nazionale a soggetti privati. La clausola ISDS, in particolare, è oggetto di enorme opposizione, visti i precedenti in tutti i paesi dove accordi bilaterali come il TTIP che la contengono sono stati firmati: 514 sono le dispute già aperte e, anche se i dettagli relativi alle cause restano riservati, le richieste d'indennizzo e le compensazioni pretese dalle imprese private possono raggiungere cifre astronomiche, e se uno Stato non sa come pagarle, potrebbe vedersi pignorato persino il PIL da parte di un gruppo di imprese straniere (come nel caso dell'Ecuador, sul quale pendono 24 cause d'indennizzo per un ammontare di 14 miliardi di dollari!).

LE DOMANDE
Perché tanta segretezza in una società mediatica basata sul consenso, se il TTIP farà solo del bene alla popolazione?
E' democratico decidere i contenuti di un accordo di questa portata (e magari firmarlo!) praticamente all'insaputa dei cittadini e in assenza della trasparenza necessaria a garantire la partecipazione attiva delle organizzazioni non governative competenti?
Cui prodest: a chi giova davvero un trattato simile?

Se abbiamo scelto di pubblicare questa notizia, che si discosta dagli argomenti abituali del magazine, è perché la riteniamo di straordinaria attualità proprio in questo periodo.

Per approfondimenti:
http://stop-ttip-italia.net/documenti/

https://stopttipitalia.files.wordpress.com/2014/02/nov-2015-isds_patto-col-diavolo-by-campagna-stop-ttip-italia.pdf

https://stopttipitalia.files.wordpress.com/2014/02/nov-2015_dossier-agricoltura-ttip-fairwatch.pdf




La Redazione
(19 febbraio 2016)


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