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CINEMA

Vie traverse per risolvere l'irrisolvibile (parte terza)
Continua la selezione delle pellicole cinematografiche che esplorano il tema "vie traverse per risolvere l'irrisolvibile", prima tappa del viaggio condotto da Anna Cassarino attraverso i film che aiutano a capire meglio l'animo umano.
     

AMISTAD (Steven Spielberg, 1997) Il film, ispirato a fatti veri narrati nel libro di Barbara Chase Riboud, narra di quaranta africani che nel 1839, dopo essere stati rapiti in Sierra Leone e portati a Cuba, vengono imbarcati verso gli Stati Uniti per essere venduti come schiavi. Il più coraggioso e forte fra loro, chiamato Cinque, riesce a liberarsi e ad ammutinarsi coi compagni, ma dovendo lasciare il comando della nave al capitano schiavista spagnolo, non essendo marinaio lui stesso né i compagni, non riesce a farsi ricondurre in patria e viene sbarcato negli Stati Uniti. Il gruppo è reclamato come proprietà da più parti ma il giovane avvocato che si è offerto di difenderli vuole stabilire anzitutto se si debbano considerare uomini rapiti illegalmente e dunque liberi di tornare in patria, o nati già schiavi a Cuba e perciò "merce" di proprietà di qualcuno. L'avvocato deve trascurare gli argomenti etici, inutili contro gente sorda a simili questioni e ben decisa a difendere i propri interessi economici e di potere. Cerca di coinvolgere nella sua lotta l'ex presidente della repubblica John Quincy Adams, eccellente giurista, che inizialmente non ne vuole sapere, ma infine si lascia convincere e ascolta attentamente ciò che Cinque ha da dire. Infatti, nonostante il giovane avvocato abbia raccolto prove sulla provenienza di quegli uomini direttamente dall'Africa, per spuntarla occorre saper suscitare la partecipazione emotiva della giuria. Così ripropone, arricchendoli, gli argomenti molto suggestivi di Cinque e vince la causa. Fatti, suggestioni e vie indirette sono mezzi forti, mentre etica, opinioni e scontro diretto sono deboli quando si ha a che fare con i prepotenti e le maggioranze.

COSA PIOVE DAL CIELO? (Sebastian Borentsztein, 2011) Questa commedia seria argentina racconta di un burbero negoziante di ferramenta, Roberto, tutto chiuso nella propria vita, che un giorno si imbatte in un giovane cinese appena derubato da pseudo tassisti. Il poveretto, che non parla per niente spagnolo, è appena arrivato dalla Cina in cerca di uno zio di cui ha perso le tracce da anni salvo l'indirizzo, ormai non più valido. Roberto cerca di aiutarlo ma le ricerche sono destinate a protrarsi e, non avendo cuore di lasciare il ragazzo per la strada, lo ospita a casa sua. Quando con l'aiuto di un cinese residente che fa da interprete scambia qualche informazione col suo ospite, Roberto scopre una straordinaria coincidenza che lo fa meditare sul senso delle assurdità che capitano.
In questa storia, come nella vita, ciò che delle persone non sceglierebbero mai di fare, lo fanno per intervento dell'imponderabile, che si insinua in una fessura della propria corazza, come una pianta che cresce sull'asfalto, il cemento, le pietre, nobilitandole. A volte, aiutare le circostanze a cambiare qualcosa di cristallizzato, può essere la soluzione all'impossibile.

LA PAROLA AI GIURATI (Sidney Lumet, 1957) I 12 membri di una giuria devono decidere riguardo alla colpevolezza di un ragazzo accusato di aver ucciso il padre. E' un afoso pomeriggio d'estate e gli uomini riuniti in una sala del tribunale pensano di poter concludere i lavori molto rapidamente, dato che le prove contro il giovane sembrano non lasciare dubbi. Di condizione sociale molto modesta, aveva litigato col padre prima di andare al cinema. Al suo rientro aveva scoperto l'omicidio e la polizia, accorsa per una denuncia dei vicini, lo aveva trovato col coltello in mano.
Per poter emettere una sentenza, i giurati devono essere tutti d'accordo e, in caso il giudizio sia sfavorevole, avrà come pena la morte. Uno di loro non è del tutto convinto e preferisce discutere, prima di prendere una decisione tanto grave. I compagni sono molto seccati di dover riesaminare il caso, in una giornata dal clima così pesante, mentre già pregustavano la libertà. L'uomo suggerisce allora di votare la sua proposta. Esaminando con attenzione le testimonianze e le deboli prove, i giurati si renderanno conto che i pregiudizi, le frustrazioni sociali, i rancori personali hanno distorto la verità, portando a conclusioni affrettate ed ingiuste.

TRAIN DE VIE (Radu Mihaileanu, 1998) Trattare in modo umoristico un tema tragico richiede molta bravura: è il caso di questa vicenda in cui gli abitanti di un villaggio di ebrei dell'Est si sottraggono alla deportazione nazista, fuggendo con un treno con cui ne simulano una vera. Alcuni di loro fingono di essere i prigionieri, altri interpretano il ruolo degli aguzzini nazisti e così ingannano quelli autentici con astuzia e psicologia. Vorrebbero arrivare in Palestina, ma raggiungono solo la Russia, dove comunque sono in salvo e iniziano una nuova vita.
Nell'ultima scena si scopre che la vicenda, o almeno una parte, era una fantasia, utile in ogni caso per sfuggire mentalmente al dolore della prigionia. Già questo è un aspetto molto importante da considerare, ma durante il film si ride alle situazioni comiche e si riflette vedendo i cambiamenti che avvengono nelle persone, quando si trovano a vivere una situazione o un ruolo nuovo. Si immedesimano al punto da essere capaci di cose impensabili prima, nel bene e nel male. Spesso, però, riproducono gli stessi meccanismi di dispotismo, ribellione o cieca adesione che avevano deprecato negli altri quando si trovavano in un contesto diverso. In molti casi, l'oppresso diventa oppressore senza accorgersene, perché segue le stesse modalità di potere a cui è stato abituato e di cui non conosce l'alternativa. E' il fatale e tragico errore che avviene nelle rivoluzioni.

Buona visione e Buon Natale a tutti voi!

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Anna Cassarino
(18 dicembre 2015)


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